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Si passa accanto a parole...

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Si passa accanto a parole

                                      su questi libri

come ad erbe di strada

 

Con la noncuranza dell’abitudine

a un verde di sfalcio

e la mancanza d’attenzione a forme usate

                                           a suoni familiari

non comprendiamo le mutazioni

                                                   che un vivente su di sé sceglie

fino a un esser “troppo tardi”

 

e l’interno d’altri si specchia

                                           trascurato per ignavia

in un esterno nuovo

 

Così cambiano struttura i verbi

                                                quasi autonome creature

mutando parimenti i suoni

 

estetica che specchia fisicità di forma

e diversità che all’orecchio nòrmadiviène

e pareggia quel petalo di troppo

in un fiore già volto al suo futuro

 

 

 

(tratta dalla raccolta inedita "Verba")

 Alberto Rizzi - 14/08/2018 17:04:00 [ leggi altri commenti di Alberto Rizzi » ]

Direi, Sig. Becca, che sì, vorrei attirare l’attenzione sulla formazione delle parole e i loro cambiamenti: legati - questi ultimi - alle variabili più imprevedibili.

Il discorso su chi parla (o scrive) "a vuoto", specie fra gli addetti ai lavori, sarebbe lungo: la maggior parte della gente (la "gente comune") usa le parole per il minimo indispensabile, per il loro significato primo all’interno di un contesto "minimo". Chi ci lavora, tanto in prosa che in poesia... Beh, di sicuro molti di noi "si scrivono addosso"; ma sarebbe appunto un discorso molto lungo.

 Rosa Maria Cantatore - 12/08/2018 16:32:00 [ leggi altri commenti di Rosa Maria Cantatore » ]

e grande attenzione per le parole- in tutti i sensi, anche quello della specificità e originalità, al tempo stesso, dell’uso- mostra questa pagina: pregevole davvero.

 Alberto Rizzi - 11/08/2018 21:12:00 [ leggi altri commenti di Alberto Rizzi » ]

Grazie. Tutta la raccolta è (sarà, una volta terminata...) una riflessione sulla parola e il lavorarci attorno: tema probabilmente inevitabile, per uno che ci lavora professionalmente ormai da quasi una trentina d’anni.

La mancanza d’attenzione che la persona comune ha nei confronti della parole (e l’attenzione che dovrebbe avere, al contrario, chi ci lavora) è una costante, credo, in tutte le società e in tutte le epoche. Ciononostante sappiamo come anche la casualità della parlata popolare sia stata fonte di notevoli invenzioni, in campo letterario.

 Alberto Becca - 11/08/2018 08:39:00 [ leggi altri commenti di Alberto Becca » ]

trovo questo testo molto avvincente e significativo: viviamo in una epoca nella quale un fiune, un oceano di parole slogan lettere (ed immagini) ci sovrastano ogni giorno: di questo tsunani molte parole frasi riflessioni scivolano via, non lette, non considerate, mentre all’ evidenza si pongono messaggi vani, poco significativi, inutili o peggio fuorvianti. Il tutto in un clima di indifferenza generalizzata che da un lato spaventa e d’ altro lato evidenzia la profondissima solitudine di chi scrive , di chi parla, di chi canta "a vuoto"

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